sciatalgia

Sempre più spesso sentiamo pronunciare la frase “soffro di sciatica”, senza però avere un quadro chiaro di che cosa si nasconde dietro questa affermazione e se si tratta poi davvero di una problematica al nervo sciatico.

 

Per “Sciatalgia” si intende una condizione infiammatoria acuta, in cui il nervo sciatico viene irritato in qualche modo provocando dolore lungo il suo decorso anatomico nell’arto inferiore.
Il nervo sciatico è un nervo misto che origina dal cosiddetto “plesso sacrale” ed è il nervo più voluminoso del corpo umano (pensate circa 2 cm di diametro!). È formato da fibre nervose provenienti dalle vertebre lombari da L4 fino alla sacrale S3 e corre posteriormente alla coscia dove, in prossimità dell'angolo superiore della cavità poplitea (ossia dietro al ginocchio), si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroneo comune fino al piede.

 

Visto e considerata la sua origine anatomica, un’infiammazione del nervo sciatico è comunemente chiamata anche “Lombosciatalgia” in quanto il dolore spesso origina dalla parte lombare della schiena e si irradia successivamente verso la zona posteriore dell’anca (quindi nel gluteo), dietro la coscia, giunge al polpaccio e (nei casi più gravi) fin sotto la pianta del piede e alle dita. Può comparire solo da una parte, oppure essere bilaterale.

 

Il nervo sciatico ha due componenti: una motoria e una sensitiva. La sua componente motoria innerva i muscoli della loggia posteriore della coscia, parte del grande adduttore e tutti i muscoli della gamba e del piede. La componente sensitiva innerva la cute posteriore e antero-laterale della gamba e quasi tutta la cute del piede (ad eccezione della parte dorsomediale).

 

Ma quali sono le possibili cause di questa patologia? Un decorso così lungo e tortuoso deve far pensare alle tantissime possibilità di irritazione che il nervo può subire!

Una delle cause principali di lombosciatalgia è la famosa ernia discale, ossia una rottura dell'anello fibroso del disco intervertebrale (solitamente tra L4-L5 o L5-S1) con relativa dislocazione e fuoriuscita del nucleo polposo che può comprimere i nervi vicini, con la conseguente comparsa di dolore e sciatalgia.

Di un grado inferiore, ma non meno importante, è la protrusione discale (ossia una deformazione del disco intervertebrale senza che ci sia la fuoriuscita del nucleo polposo come nell’ernia) che può schiacciare le radici nervose e favorire la nascita di sciatalgia.

Ricordiamo anche altre cause che devono essere indagate durante la prima vista: una stenosi (restringimento) del canale midollare, un’alterazione della postura, un lavoro sedentario, una spondilolistesi, un grave trauma che lesiona le fibre nervose, forti contratture dei muscoli lombari e la sindrome del piriforme sono tutte possibili cause di compressione e irritazione del nervo sciatico.

 

Per ultimo, ma non meno importante, voglio ricordare un altro possibile fattore scatenante di sciatalgia: la gravidanza. Durante circa il 5° mese di gravidanza, in alcune donne può succedere che, a causa del peso eccessivo e della nuova conformazione del bacino al fine di accogliere il feto, il nervo sciatico viene meccanicamente schiacciato; per questo motivo è importantissimo continuare l’attività fisica anche durante la gravidanza.

 


 

Scopriamo ora insieme quali sono i sintomi più comuni:

  • Il sintomo più rilevante è un forte dolore, una sensazione di bruciore, di formicolio, di scossa elettrica o di “aghi pungenti” a livello della zona bassa della schiena che prosegue lungo il decorso dell’arto inferiore passando, come già accennato, per il gluteo, la zona posteriore della coscia, il polpaccio fino ad arrivare al piede. Nei casi più gravi queste sensazioni possono essere presenti anche di notte rendendo il riposo molto problematico;
  • Blocco muscolare e sensazione di rigidità della zona lombare a causa del dolore, il cui meccanismo neurofisiologico di difesa mira ad impedire ogni movimento che possa determinare un peggioramento della sintomatologia;
  • Disturbi della sensibilità nelle zone innervate dal nervo sciatico con alterazione della percezione sensitiva (si può avvertire ad esempio molto più caldo, molto più freddo o essere iper / ipo sensibili al tatto);
  • Difficoltà nella deambulazione e in qualsiasi altra attività della vita quotidiana inerente al cammino (spesso i pazienti zoppicano o trascinano la gamba);
  • Raramente può presentarsi la condizione chiamata “sindrome della cauda equina”: emergenza neurochirurgica caratterizzata da una lesione o compromissione delle strutture nervose arrecando al paziente problematiche come disturbi sessuali, incontinenza degli sfinteri, anestesia a “sella”, forte debolezza degli arti inferiori.

Avete avuto la sfortuna di incappare in alcuni di questi sintomi?

Il mio consiglio è di recarvi al più presto da un fisioterapista il quale, con dei test specifici (il test manuale più affidabile per diagnosticare una sciatalgia è il cosiddetto “Test di Lasegue”) con cui si vanno a stressare le strutture anatomiche lombo-sacrali per valutare l’interessamento del nervo sciatico o meno. La positività del test per la sofferenza di una radice nervosa bassa (L4, L5 o S1) è data dalla comparsa del dolore tra i 30° ed i 60° di flessione dell’arto inferiore o addirittura dall’ impossibilità di eseguire il movimento. Minore è il valore angolare della flessione al quale si manifesta la sintomatologia, maggiore è la gravità della compromissione radicolare e il dolore si irradierà lungo l’arto inferiore a seconda dell’innervazione cutanea della radice colpita.

 

Qualora la situazione fosse di una certa gravità sarà necessario rivolgersi ad un ortopedico per farvi prescrivere una Risonanza Magnetica del tratto lombare.

 


 

Non esiste un trattamento unico e globale per pazienti affetti da sciatalgia in quanto ogni tipo di approccio dipende dalla causa della patologia. Dopo la sua individuazione, come linee generali posso affermare che, durante la fase acuta, il primo scopo è quello di alleviare la sintomatologia dolorosa che il paziente prova nel camminare e nello svolgere le proprie attività quotidiane. Di fondamentale importanza è iniziare un percorso di fisioterapia composto da:

  • Mobilizzazioni articolari della colonna vertebrale e delle strutture anatomiche interessate con lo scopo di ridurre eventuali blocchi;
  • Mobilizzazione neuro-dinamica del plesso lombo-sacrale e di tutto il nervo sciatico lungo tutto il suo decorso al fine di migliorare la conduzione nervosa e la sensibilità;
  • Stretching e allungamento della muscolatura contratta sia nella zona lombare che negli altri distretti dell’arto inferiore;
  • Rieducazione posturale ed esercizi di rinforzo specifici che permette il recupero del fisiologico equilibrio muscolo-scheletrico.

Altra importante tematica: il famoso bustino bisogna portarlo quando siamo affetti da tale patologia? La vera risposta è: dipende. In soggetti fino a 65-70 anni circa lo sconsiglio vivamente in quanto il vero obiettivo è intraprendere una corretta riabilitazione per guarire

totalmente e tornare ad avere una buona qualità dei tessuti grazie alle nostre capacità, non grazie a supporti esterni il bustino! Si rischierebbe solamente di diventare busto-dipendenti senza risolvere a monte le vere cause della patologia e peggiorando inevitabilmente nel tempo.

Discorso diverso vale per gli anziani: ad un soggetto over 70 con già delle altre patologie di base, con delle strutture anatomiche compromesse poco recettive ai trattamenti, solo in questi casi il busto può essere un valido aiuto al fine di migliorare la qualità di vita del paziente.

 

Devo essere sincero, purtroppo non si riesce a risolvere sempre il problema: nei casi più gravi, in cui la compressione a livello della radice nervosa è molto forte (a causa ad esempio di un’ernia importante o di una stenosi), il trattamento chirurgico diventa l’unica opzione in grado di risolvere veramente il disturbo. Nel caso in cui veniste sottoposti all’intervento chirurgico, il mio consiglio è di rivolgervi comunque ad un fisioterapista per eseguire alcune sedute al fine di rinforzare tutta la muscolatura paravertebrale e di ridurre, o prevenire, la rigidità post-chirurgica e quella sensazione di blocco muscolare che spesso subentra nelle giornate successive.

 

 

Se volete prenotare una prima visita di valutazione e comprendere meglio il percorso fisioterapico più adatto alla vostra situazione clinica contattatemi chiamando il numero 3473034660. Sarò felice di aiutarvi e di rispondere alle vostre domande.