riabilitazione post intervento   protesi d'anca

Per “Intervento di protesi d’anca” si intende quell’intervento con il quale si va a sostituire con una protesi in titanio artificiale la nostra articolazione coxo-femorale naturale, ossia l’articolazione grazie alla quale il femore si articola al bacino.

 

I motivi per cui si giunge ad un intervento di protesi d’anca sono molteplici:

  • In età giovanile le cause principali sono dei forti traumi diretti (incidenti stradali, incidenti sportivi) che lesionano cosi gravemente l’articolazione coxo-femorale da dover ricorrere alla protesi, oppure, in misura minore, delle gravi deformazioni genetiche dell’articolazione presenti fin dalla nascita.

  • In età adulta/senile invece, oltre ai traumi, la causa principale per la quale si ricorre alla protesi d’anca è la tanto famosa “artrosi”, ossia un processo infiammatorio cronico e degenerativo della cartilagine articolare che riveste i capi ossei.

L’artrosi può essere talmente invalidante da non riuscire più a camminare o salire le scale e, negli stadi più avanzati, si può avvertire dolore anche semplicemente quando si è seduti, a riposo o sdraiati a letto.

Purtroppo questa patologia ha un processo irreversibile e non esiste al giorno d’oggi nessun farmaco, nessuna terapia che possa invertire o comunque fermare concretamente la degenerazione cartilaginea. Esistono le infiltrazioni di acido ialuronico (eseguibili solo da un medico specialista come l’ortopedico) che possono ritardare di qualche tempo l’evoluzione, ma per risolvere veramente il problema l’unica soluzione è l’intervento chirurgico.

 

Una volta trascorsi i circa 10-15 giorni di riabilitazione ospedaliera, consiglio vivamente di recarsi presso un centro o uno studio fisioterapico privato per continuare i trattamenti mettendosi nelle mani di un esperto per ottenere i massimi risultati fisici possibili.

 

Quello che, invece, vedo purtroppo capitare nella maggior parte dei casi non è affatto così: lasciato l’ospedale il paziente viene dimesso con dei semplici esercizi secondo protocolli generali (quindi tutt’altro che personalizzati in base ad ogni singolo paziente e difficilmente eseguibili in modo autonomo) e non viene fornita loro nessuna indicazione di reale continuazione della fisioterapia. Il risultato? Questi pazienti non recuperano mai come dovrebbero, a distanza di tot mesi dall’intervento hanno ancora una stampella, nascono dei dolori o delle disfunzioni che non dovrebbero esserci e a livello psicologico non superano quella paura di utilizzare di nuovo quella gamba come in passato.


 

Parliamo ora di cosa realmente dovrebbe comprendere la corretta riabilitazione di una protesi d’anca. Tra gli obiettivi principali del decorso post-operatorio vi è il recupero della fisiologica escursione articolare dell’anca, il potenziamento della muscolatura, la rieducazione propriocettiva, il recupero dell’equilibrio e la rieducazione al cammino.

 

Il vostro percorso di fisioterapia consisterà quindi in:

  • Mobilizzazione passiva e attiva/assistita dell’arto interessato in tutti i piani dello spazio e stretching muscolare;
  • Utilizzo di cyclette non appena il paziente riesce a piegare la gamba ad una certa angolazione con l’obiettivo di iniziare il rinforzo muscolare;
  • Utilizzo di Tecarterapia per ridurre l’edema e il gonfiore dei tessuti;
  • Scollamento manuale della cicatrice dell’intervento per evitare l’adesione dei tessuti sottocutanei;
  • Rieducazione ad un corretto ciclo del passo;
  • Esecuzione di esercizi di potenziamento isometrici, eccentrici e concentrici per tutti i gruppi muscolari interessati;
  • Rieducazione propriocettiva con tavolette e cuscinetti destabilizzanti per riacquistare la corretta capacità di reazione alle perturbazioni esterne e l’equilibrio;
  • Eventuale ritorno alla corsa o a qualsiasi sport/hobby praticato precedentemente.

A seconda dell’età e del permesso dell’ortopedico, è possibile praticare sport anche impegnativi come tennis e corsa anche se possono portare ad un‘usura precoce della protesi. In linea generale camminate, trekking leggero, nuoto, e bicicletta sono possibili senza creare un’usura accelerata.

 

Per ultimo, ma non meno importante, voglio citarvi un argomento molto dibattuto: le stampelle post-intervento.

Una delle domande più frequenti che mi sento porgere dai miei pazienti fin dall’inizio è: “Ma queste stampelle quando le toglierò?!”. Non è mai facile rispondere a questa domanda in quanto devono essere prese in considerazione diverse variabili quali: età del paziente, le abilità residue, stile di vita generale prima dell’intervento, numero di sedute fisioterapiche settimanali e così via che possono ridurre o aumentare la tempistica di tenuta delle stampelle.
Quello che posso affermare è che, a meno di altre patologie importanti di base (patologie neurologiche, obesità, deficit cognitivi ecc), con un percorso di fisioterapia veramente corretto e costante l’obiettivo finale è l’abbandono totale delle stampelle. In linea di massima entro la 3° settimana dall’intervento si punta ad abbandonare la prima stampella, mentre entro la fine del 2° mese dall’intervento anche la seconda.

Un’operazione di protesi all’anca può inizialmente provocare ansie e paure nel paziente ma, una volta eseguito, permetterà al paziente di dimenticare il dolore all’anca e di riacquistare uno stile di vita più che soddisfacente. 

 

Se volete prenotare una prima visita di valutazione e comprendere meglio il percorso fisioterapico più adatto alla vostra situazione clinica contattatemi chiamando il numero 3473034660. Sarò felice di aiutarvi e di rispondere alle vostre domande.