lussazione della spalla

Avete mai sentito dire a qualcuno “Mi esce spesso la spalla”? Se sì, questa è l’espressione più comune per descrivere in gergo popolare la cosiddetta “lussazione della spalla” e più specificatamente dell’articolazione gleno-omerale.

La spalla è l’articolazione più mobile del corpo umano, grazie alle dimensioni ridotte della cavità glenoidea rispetto alla testa omerale, che consente ampia libertà di movimento in tutti i piani dello spazio, a discapito però di una ridotta stabilità.

 

Con il termine lussazione si indica un evento traumatico che causa la perdita dei rapporti reciproci tra i capi articolari di un'articolazione. Lo slittamento a livello cartilagineo delle due estremità ossee è causato dalla rottura, almeno parziale, della capsula e dei legamenti che stabilizzano l'articolazione. Talvolta, nei casi più gravi, a tali lesioni si associano quelle della cartilagine articolare, dei vasi sanguigni, delle ossa, della cute (lussazione esposta) e dei fasci nervosi.

 

Solitamente l’instabilità deriva da un episodio traumatico diretto ad alta energia (sport di contatto come il calcio, il basket, il rugby, lo sci) che fa dislocare l’omero dalla sua sede naturale, in cui vengono lesi i legamenti gleno-omerali (in particolare il legamento gleno-omerale inferiore), il cercine glenoideo con avulsione della capsula gleno-omerale (lesione di Bankart).


Le lussazioni si dividono in complete ed incomplete (detta sub-lussazione). Nel primo caso vi è una netta separazione tra le due superfici articolari e occorre l’intervento di un ortopedico per riposizionare i capi articolari dislocati; nel secondo caso invece, i capi ossei rimangono parzialmente in contatto tra di loro e ovviamente il danno risulta meno grave.

 

La diagnosi di lussazione spesso è piuttosto immediata, dato che il danno articolare è visibile ad occhio nudo o comunque palpabile. Tuttavia, per avere un quadro clinico completo è bene sottoporsi, ad indagini diagnostiche come radiografie e risonanza magnetica e far ridurre (riposizionare) la lussazione da un ortopedico se completa.

 

Nel caso del primo episodio traumatico di lussazione di spalla l’immobilizzazione per circa 3 settimane con un tutore, e successiva fisioterapia, può portare ad una riparazione dei tessuti molli e ciò può contribuire a prevenire l’instabilità ricorrente che è la complicanza più importante della lussazione (in particolare soggetti con primo episodio di lussazione prima dei 20 anni presentano percentuale di recidive attorno al 90%).


Terminato il periodo di riposo con il tutore, si può optare per due soluzioni:

  1. Un trattamento fisioterapico conservativo che mira a potenziare e tonificare tutti i muscoli della cuffia dei rotatori, i pettorali ed il cingolo scapolare posteriore al fine di migliorare la stabilità articolare e prevenire ulteriori lussazioni (considerato sempre la prima scelta).
  2.  Un trattamento di tipo chirurgico se le recidive di lussazione persistono anche dopo il trattamento conservativo. Per contrastare il pericolo di nuovi episodi lussativi (soprattutto in soggetti giovani), si procede con una riparazione in artroscopia del cercine glenoideo e dei legamenti articolari riattaccandoli all’osso da cui si sono staccati. I risultati dell'intervento sono solitamente molto buoni dato che circa il 85% dei pazienti riprende le normali attività sportive e quotidiane senza subire nuove lussazioni. Un’altra metodica utilizzata è la cosiddetta “tecnica a cielo aperto” o “intervento di Latarjet” che abbassa ulteriormente il rischio di recidive in quanto più stabilizzante, ma è più invasivo e viene eseguito solo dagli ortopedici più competenti.

La riabilitazione dopo una lussazione della spalla svolge un ruolo determinante sia perché il riutilizzo dell’arto superiore ha bisogno di un’articolazione libera e non dolente, sia perché come già accennato la più frequente complicanza che si verifica è il permanere di un’instabilità che potrebbe dare luogo ad una recidiva.


In caso di intervento chirurgico, la riabilitazione spesso inizia già pochi giorni dopo l’intervento mentre il paziente ha ancora il tutore reggi braccio. La prima fase consiste in una leggera e blanda mobilizzazione passiva dell’arto interessato da parte del fisioterapista al di sotto della soglia del dolore con lo scopo di mantenere una buona articolarità ed evitare la creazione di fastidiose adesioni interne. Una volta tolto il tutore, inizierà la parte più interessante e stimolante del trattamento con l’introduzione di:

  • Mobilizzazioni attive/assistite dell’arto in tutti i piani dello spazio con lo scopo di recuperare appieno il range articolare;
  • Esercizi prima isometrici e successivamente isotonici al fine di recuperare la forza di tutti i muscoli che svolgono una funzione attiva di stabilizzazione della spalla avvalendosi di pesi ed elastici di intensità crescente;
  • Sedute in palestra per aumentare il carico degli esercizi con schede di allenamento personalizzate;
  • Esercizi propriocettivi gesto-specifici che permetteranno al paziente di riprendere l’attività sportiva.

Questo programma di riabilitazione è molto simile anche nel caso in cui non si intervenga chirurgicamente e si svolga un trattamento di tipo conservativo.

Se volete prenotare una prima visita di valutazione e comprendere meglio il percorso fisioterapico più adatto alla vostra situazione clinica contattatemi chiamando il numero 3473034660. Sarò felice di aiutarvi e di rispondere alle vostre domande.