distorsione di caviglia

Una distorsione di caviglia è un infortunio con il quale vengono interessati, in questo caso, alcuni legamenti che sostengono la caviglia. Questi legamenti hanno il compito di dare stabilità all’articolazione durante tutti i movimenti del piede nei vari piani dello spazio. Dare stabilità significa che devono impedire alla caviglia di rendersi protagonista di movimenti eccessivi, non fisiologici, fuori dalla norma e che potrebbero provocare danni anche alle ossa circostanti.

 

Le ossa che compongono l’articolazione della caviglia, cosiddetta “Articolazione Tibio-Tarsica”, sono in tutto tre: Tibia, Perone e Astragalo le quali si articolano al Calcagno grazie all’articolazione astragalo-calcaneare. L’apparato legamentoso del collo del piede può essere distinto in:

  • Compartimento Esterno: formato prettamente da tre legamenti laterali che prendono il nome di peroneo-astragalico anteriore, peroneo-astragalico posteriore e peroneo-calcaneare;
  • Compartimento Interno: formato da 4 legamenti mediali (interni) definiti tutti insieme anche “legamento deltoideo”, ma che prendono i singoli nomi di legamento tibio-astragalico anteriore, tibio-astragalico posteriore, legamento tibio-calcaneare e legamento tibio-navicolare.

Si stima che solo in Italia ci sono circa diecimila traumi distorsivi alla caviglia, rendendo questa tipologia di distorsione una tra le più frequenti nello sport, ma anche nella vita quotidiana.

Gli sport dove questo trauma è più frequente sono il calcio, il basket, la pallavolo e la corsa. La motivazione di tanta frequenza va ricercata soprattutto sia nell’anatomia di questa articolazione su cui pesa sia l’intero peso corporeo, sia sui i movimenti che tale articolazione permette.

 

Le distorsioni di caviglia possono essere divise sostanzialmente in due gruppi ed associate a fratture ossee nei casi più gravi:

  • Distorsioni in Inversione (è la più frequente circa il 90% dei casi) quando il piede ruota forzatamente verso la parte interna e vengono interessati i legamenti del compartimento esterno, i muscoli e la parte neurale;
  • Distorsioni in Eversione quando il piede ruota forzatamente verso la parte esterna e vengono invece lesionati i legamenti e le strutture del compartimento interno (evento molto più raro).

 

Come ho già accennato, questo trauma avviene per lo più durante le attività sportive, ma voglio ricordare anche alcuni fattori predisponenti che possono aumentare le probabilità di distorsione:

  • Lassità capsulo-legamentosa costituzionale, ossia troppa elasticità;
  • Squilibri posturali e alterazioni dell’appoggio (anomalie del retro piede e piede piatto);
  • Squilibri muscolari (mancanza di forza in alcuni gruppi muscolari);
  • Sovrappeso;
  • Alterazioni e disturbi propriocettivi, ossia l’incapacità di reagire prontamente a perturbazioni esterne improvvise (ad es. un gradino non visto);
  • Calzature non idonee (i famosi tacchi per le Signore o scarpe troppo basse).

Il meccanismo distorsivo determina un danno ai tessuti, muscoli e soprattutto alle strutture legamentose che, in base all’entità del movimento, possono solo allungarsi (distrazione) oppure rompersi (lesione completa o parziale). Proprio per questo, i traumi distorsivi vengono suddivisi in tre categorie in base alla loro gravità:

  • Distorsione di primo grado (senza rotture delle fibre legamentose);
  • Distorsione di secondo grado (rottura parziale di alcune fibre di alcuni legamenti);
  • Distorsione di terzo grado (rottura totale dei legamenti e spesso è necessario l’intervento chirurgico);

Ma quali sono i segni e i sintomi di questa famosa distorsione?

In base al meccanismo distorsivo e alla gravità del fatto, i sintomi possono essere poco lievi o altamente invalidanti; vi elenco i più importati:

  • Il primo sintomo è naturalmente il dolore acuto che si può irradiare dal piede, al calcagno o più in alto verso la gamba;
  • Si apprezza quasi immediatamente anche un gonfiore (edema) che avvolge l’articolazione sia nel comparto interno che esterno (solitamente la parte dell’articolazione interessata al danno anatomico avrà un gonfiore maggiore);
  • Poco dopo può comparire una tumefazione (livido) con un ematoma, che può essere lieve, fino ad estendersi oltre l’area della lesione (generalmente, la presenza di ematoma indica una lesione legamentosa più importante).
  • Limitazione funzionale e instabilità articolare sono gli ultimi due segni si manifestano dopo una trauma di questo genere.

Da tenere in considerazione il fatto che se si ha un trauma in inversione, spesse volte non solo si forma un edema / ematoma sulla parte esterna, ma anche sulla parte interna si crea un trauma compressivo intra-articolare che diventa sintomatico in un secondo momento. Ciò accade in quanto esternamente avviene un allungamento delle strutture, mentre internamente una compressione anomala dei tessuti con possibilità di danni.

 


Il mio consiglio dopo qualsiasi tipo di distorsione è quello di indagare con una lastra e un’ecografia la reale entità del danno, al fine di programmare il miglior trattamento fisioterapico nel più breve tempo possibile. Molto importante la tempista: se la lastra può essere fatta anche subito dopo l’evento traumatico, per quanto riguarda l’ecografia è fondamentale attendere almeno 72 ore dall’incidente al fine che l’esame possa valutare con efficacia la reale entità del danno ai tessuti.

 

Attenzione anche a cosa succede alla vostra caviglia dopo l’incidente: se notate un ematoma veramente eccessivo, andate immediatamente in Pronto Soccorso! Il sangue dovrà essere aspirato con una siringa in quanto danneggia la cartilagine articolare.

 

Quando posso tornare a giocare a calcio? Quando posso tornare a correre o andare in bicicletta? Queste sono le classiche domande che mi vengono poste più spesso. Come è facile intuire, i tempi di guarigione sono legati sia la grado della lesione, ma anche ad altri fattori non meno importanti, ne elenco alcuni:

  • Età;
  • Grado della lesione;
  • Grado di allenamento fisico generale (i soggetti più allenati, più sportivi avranno un recupero molto più precoce rispetto ad altri);
  • Tempistica che il soggetto lascia passare dall’evento traumatico alla prima seduta di fisioterapia (più si lascia passare tempo e più lungo sarà il recupero);
  •  Quanto il paziente sarà scrupoloso nell’eseguire la fisioterapia e gli esercizi a casa;
  •  Il sovrappeso o altre patologie di base come il diabete ritardano sicuramente i processi riparativi dei tessuti.

Come notate esistono diverse variabili che ci allontanano dal dare una risposta certa. In linea di massima, seguendo un corretto programma di riabilitazione, posso affermare che per un recupero funzionale completo possono trascorrere circa 3 settimane per le lesioni di 1° grado, un mese/mese e mezzo per una lesione di 2° grado, fino ai 3 mesi per una lesione totale di 3° grado. Il trattamento deve seguire i tempi di guarigione fissati dai processi di riparazione biologica e deve essere rispettato in tutte le fasi senza dimenticare come finalità le reali esigenze del paziente.

 

In ogni caso, qualunque sia il tipo di lesione, il protocollo che vede sempre essere applicato fin dal momento stesso del trauma è il cosiddetto “Protocollo PRICEMM”, dove PRICEMM è un acronimo in inglese che sta per “Protezione, Riposo, Ghiaccio, Compressione, Elevazione, Terapie Mediche e Strumentali”.

Al contrario di quello che si è sempre pensato, la parte interessata alla lesione deve essere immobilizzata il meno tempo possibile.

 

Contattare subito un fisioterapista per iniziare un ciclo di terapie fisiche come Laser ad alta potenza, Tecar e Ultrasuoni già nell’arco delle 24/48 h successive al trauma è un’ottima soluzione per ridurre in modo considerevole infiammazione, dolore, edema e favorire i processi riparativi dei tessuti. Per citare una frase a molti di voi familiare “bisogna evitare che si formi la gomma!” che altro non è in realtà che un edema organizzato molto ostico da drenare in futuro.

 

Escludendo la fase iniziale, la fase acuta, le cui modalità di approccio sono uguali, non si può stilare né un trattamento fisioterapico unico e globale per tutte le distorsioni né una tempistica di guarigione in quanto le modalità di riabilitazione variano sia a seconda della loro gravità, ma anche dell’obiettivo finale che deve raggiungere il paziente (un calciatore professionista avrà un iter e degli obiettivi diversi dalla semplice casalinga che si è infortunata inciampando sulle scale).

 


 

In ogni caso, il percorso fisioterapico può avvenire generalmente secondo i seguenti passaggi:

  • In fase iniziale, riduzione dell’infiammazione, del dolore e dell’edema con terapie fisiche e strumentali quali: Laser ad Alta Potenza, Tecar e Ultrasuoni;
  • Stretching e allungamenti passivi per recuperare l’elasticità tissutale;
  • Mobilizzazioni articolari per evitare / risolvere eventuali blocchi articolari della caviglia;
  • Quando le condizioni cliniche migliorano, si effettueranno esercizi di rinforzo di tutti i distretti muscolari interessati secondo intensità sempre maggiori;
  • Esercizi di neurodinamica qualora nel trauma fossero stati interessati anche dei fasci nervosi;
  • Esercizi di rieducazione propriocettiva con tavolette e cuscinetti destabilizzanti;
  • Eventuali esercizi gesto-specifici per permettere all’atleta di tornate all’attività sportiva.

E il ghiaccio posso metterlo? Certo che sì! Nella fase acuta, a distanza quindi di circa 5-7 giorni dall’evento traumatico, 3/4 applicazioni di ghiaccio di 20 minuti l’una spalmate durante tutta la giornata possono aiutare a ridurre il gonfiore e il dolore. Non andate oltre a queste indicazioni o rischiate di ottenere l’effetto opposto! Inoltre, nelle lesioni di II grado e tassativamente di III grado è consigliato l’utilizzo momentaneo di stampelle al fine di evitare carichi eccessivi e lasciare il più possibile a riposo la parte.

 

Vi invito a non sottovalutare affatto questo tipo di infortunio e di eseguire una corretta riabilitazione fin da subito. Se non trattata a dovere, le recidive causa forte instabilità e mancanza di sicurezza sono molto frequenti arrivando anche nei casi più importanti ad inciampare e cadere mentre si fa una semplice passeggiata.

 

 

Se volete prenotare una prima visita di valutazione e comprendere meglio il percorso fisioterapico più adatto alla vostra situazione clinica contattatemi chiamando il numero 3473034660. Sarò felice di aiutarvi e di rispondere alle vostre domande.